ILLUSTRISSIMI SIGNORI SINDACO E CONSIGLIERI DEL COMUNE DI SARZANA E dissi che al lor nome il mio desire DANTE, Purg. xxvi, 137. Come prima, Illustrissimi Signori, deliberai di pubblicare questa mia opericciuola, primo e tenue frutto de'miei letterarii studii, mi corse alla mente ch'io avrei fatto cosa a Voi non discara, a me onorevole e carissima, s'io l'avessi a Voi dedicata, acciocchè sotto l'auspizio vostro, e dell'alta vostra protezione munita, più balda e più sicura uscisse alla luce. In su questo pensiero ve ne feci richiesta, e Voi, da que'cortesi e generosi favoreggiatori de'buoni studii che siete, accolta benignamente la mia domanda, vi degnaste gradire l'omaggio ch'io intendeva prestarvi; onde di presente mi gode l'animo di porgervene pubblicamente le più vive e sentite grazie, e colle dovute laudi commendare e celebrare la grandezza dell'animo vostro. IV E invero, chi ben considera, a niuno me a Voi avrei io potuto questo piccolo lavoro d conciossiacchè dovesse per due ragioni princip a Voi intitolarsi, e dirsi al tutto vostro. E prin sere io stato in questa illustre città, da Voi co senno ed amor governata, graziosamente rice ospitato oggimai da tre anni, e l'avervi r persone non meno assennate e colte che ber gentili, imponevano a me il dovere di corrisp com'io potessi il meglio, a tali benefizi, e d'ing far palese quanto dentro dell'animo vivamente tissi e giustamente li apprezzassi, essendo offi l'uom dabbene non pure l'essere grato, ma la tudine altresì con esterni segni chiarire e provar come Dante dice (Parad. vIII, 57), mostra l'amore più oltre che le fronde; cosa la qual conciamente non mi sarebbe venuta fatta che secrare a Voi quello io avessi di meglio e di In secondo luogo, ponendo mente alla piccolezz schinità del mio lavoro, io dovevo, come padre ed amorevole fa del figliuolo difettoso, trovargli tori e tutori siffatti, che col nome loro illus gli dessero reputazione, e quella grazia presso sone gli procacciassero, che in sè non avrebbe che qui non potevo far scelta più savia, che mini, quali Voi siete, di senno e valore speri d'animo ornato e colto, di cuore gentile e ge doti, le quali mi sono cagione a bene sperare, rispetto vostro molti all'opera mia faranno bu e ch'io sarò, per valermi delle parole del Macch (Ded. dell'Istor. Fior. a Clem. VII) dalle A V legioni del vostro autorevole giudicio aiutato e difeso, se per avventura ad altri entrasse la voglia di mordermi e dir male del fatto mio. Che se uom dicesse essere presunzione dedicare a sì nobile Consesso un libro pressochè da nulla, risponderei appartenere anzi agli uomini veramente grandi e degni il pigliar di buon animo la protezione e la tutela de'piccoli e degli umili, e colla loro fortezza l'altrui debolezza avvalorare. Adunque, Illustrissimi Signori, accogliete come cosa vostra, e con quel cuore con cui io ve l'offro e presento, questo mio qualsiasi dono, e sappiate che l'opera mia in tutto ed a Voi soli con me medesimo affido e raccomando. Sarzana, 16 maggio 1874. Vostro Devotmo Servo CESARE BECCARIA. |