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leno fpargendo, con vana lingua, e bugiarda diletta gli orecchi degli fciocchi. E come che quefta peftilenza abbia in diverfi modi il mondo corrotto, in que. fto è ella fommamente odiofa, e molefta, che ella rende lenti, e paurofi coloro, che prendono ad ornare, e celebrare gli altrui veri, magnifici, e gloriofi gefti; i quali mentre fi ftudiano di difcoftarfi dal coftume di questa ardita, e sfacciata ingannatrice, divengono eziandio nelle vere lodi foverchio timidi, e vergognofi, come io ora in me fteffo comprendo. Perciocchè volendo io le maravigliose bellezze della noftra Venezia, in quel modo, che le mie deboli forze foftengono fcrivere, e ritrarre, nel primo cominciamento temo, non quello di che meritamente potrei effer riprefo (cioè lo avere io avuto poco riguardo al mio baffo ingegno sì alta materia eleggendo) ma quello, che falfamente mi potrebbe effere oppofto; cioè, non le mie laudi fieno da molti reputate lufinghe e la mia verità bugia, e la mia gratitu dine, inganno. Ma non per tanto, concioffiachè coloro, che non hanno intera, e perfetta notizia della voftra generofiffima Patria, non poffono in alcun modo ftimare, nè di gran lunga imaginare la bellezza, ed il valore di lei: non accufino quefti tali la mia lingua, fe ella quello di voi dice, che effi giammai di altri non udirono; per. ciocchè coloro, che di Venezia hanno contezza appieno, ifcuferanno (fon certo) la voce mia, fe ella a tanto, e sì nuove miracolo aggiugnere non potrà in alcun modo. E certo s'io cominciaffi ora ad abitare, o dimorare con effo voi, fi potrebbe forfe dire alcuno, che io colle mie lufinghe cercaffi d'acquiftare la voftra benevolenza, ma io fono costretto a partirmi, e a dilungarmi da Voi, e con mio grandiffimo dolore lafciare la voftra inclita, alla fua altezza, ed alla mia riverenza verfo di lei guardando, Signoria, ma alla fua dolce ufanza verfo di me mirando, non Dominio, ma compagnia. E fe il mio coftume foffe infinto, e coperto, potrebbe per avventura alcuno fofpicare, che la teftimonianza, che io piglio a scrivere ora delle voftre divine laudi, foffe inganno, e falfità; ma egli è femplice, ed aperto, e quefta oggimai inchinata, e canuta età, niuna fraude produffe giammai, nè di ciò altra prova voglio, che mi vaglia fuori, che la vostra fcienza medefima. Che io conofca adunque le magni

fiche virtù della voftra Patria, mi dee ciafcuno attribuire a ventura, e che io le approvi, a bontà, e che io prefuma di poterle acconciamente narrare ad altrui, ad amore, e ch'io in ciò fare m' affatichi, a gratitudine, E certo fono, che molti fi credono troppo bene avere intera conoscenza di lei, perciocchè veduto hanno le fue Signorili membra, ed il fuo regale aspetto di fuori folamente, i quali, fe come la fua effigie, ed il corpo di lei mirano, così poteffero eziandio fcoprirle il feno, ed i fuoi fenfi comprendere, e i fuoi penfieri intendere, ei fuoi nobili coftumi apprendere, ficcome la mia, in ciò veramente larga, e benigna fortuna, ha conceduto a me di poter fare, fenza alcuno fallo direbbono, che le corporali bellezze di Venezia, fimili in fe a' divini miracoli, più che alle terrene opere, per comparazione a quelle dell' anima, e dell'intelletto di lei, fono vane, e baffe, ed ofcure. E fenza fallo, quantunque i fatti, e le cofe meno agevolmente fi approffimino alla verità, ed alla perfezione, che le parole, e i ragionamenti non fanno; nondimeno Voi pure avete più coll' effetto, e con la prora fatto, ed operato in rendere la voftra Patria beata, e felice, ed oltre a ciò ftabile, e perpetua, che altri non ha fopra di ciò ne' preteriti tempi fcritto, e ordinato delle altrui; ficcome la sperienza dimoftra; alla quale in tanta lunghezza di tempo intera fede preftar fi dee, per- ciocchè il continuo tempo fuole effere compagno della prudenza, e avverfario della fortuna. Dunque la voftra virtù ha quefta inclita Città tanti anni, e tanti fecoli, I colla fteffa fua prima faccia, e nello stesso fuo primiero abito mantenuta, e non la voftra ventura. Ed è fenza alcun dubbio da credere, che ficcome il Cielo perpetuo effendo, conferva quel medefimo modo fempre, e la natura, fimilmente perpetua, ritiene una steffa legge, così la voftra nobile comunanza eterna fia, perciocchè ella un medefimo ordine, e uno fteffo ftilo ha tenuto, e confervato fempre, fenza mutarlo, o pure alterarlo giammai: la quale, più fecoli vivuta effendo, che molte altre delle più illuftri non viffero anni, più fresca, e più vivace ora attempata dimoftra, che quelle allora giovani non dimostrarono. E in quella guifa, che il Mondo ne? tempi dell'oro, mentre ch'egli fu migliore, folea fare, perciocchè i giorni allora correvano verfo le mattutine

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ore,

ore, e l'etá fen' andavano verfo i freschi anni ad attemparfi; così Venezia per la lunga vita non invecchia; anzi pare, che ella verfo la fua giovanezza cammini tutta via di tempo in tempo, come fe ella più alla gioventù s'accoftaffe di mano in mano: e tale effendo col fuo vigore ha molte volte la Cristianità già per vecchiezza cafcante foftenuta, e ringiovanita; ed ora Italia, non col fuo fpirito, il quale pare, che da lei partito fi fia, e fpentofi; ma con quello di lei vive, e foftienfi. Per le quali cofe, fappiano coloro, che mossi dalla fama delle bellezze di questa veneranda Città, di lontane parti movendofi, peregrinando vengono a mirarla, e miratala fempre maggiori le lodi, e la maraviglia di lei (ficcome noi veggiamo ogni dì, che molti, anzi infiniti fanno) alle loro cafe tornando riportano, che effi non avevano il grido, e la fama, dei loro paesi partendosi, recata; e ftimino, che ficcome per mirare le bellezze del Cielo, non hanno gli uomini intera cognofcenza di Dio, ma folamente prendono alcuno argomento, quale debbe effer colui, che in sì nobile magione alberghi; così, nè più, nè meno, perciocchè alcuno veduto abbia la bellezza di quefto fito; alla quale niuna cofa pari, nè fimigliante fecero, nè far potrebbero giammai le mani degli uomini, non perciò ha colui perfetta cognizione della voftra Cittá, ma folamente alcun picciolo indizio prende, quali fieno gli abitatori di sì maraviglioso albergo. Ma perciocchè a niuno fegnale fi riconofcono le vere commendazioni, e le falfe lufinghe l'una dall' altra, fe non col teftimonio delle virtuofe opere, acciocchè le laudi mie non abbiano fomiglianza di lufinghe, nè mi poffa alcuno riprendere, perciocchè io dica le voftre lodi, e non narri le vostre virtù, mi piace di raccontarne quella parte, che per me fi potrà, quantunque effe in grandiffima abbondanza più atte fieno ad effere verfate, che ad effer conte, o mifurate da me. Per niuna cagione fi crede, che quelle prime genti, che negli antichi fecoli vivevano difperfe, e vagabonde, fi raccoglieffero insieme, nè ad altro fine riftrigneffero la loro felvaggia licenza fotto alcuna civile ufanza, che per procurare falvezza, e scampo alla vita loro; acciocchè così adunati più agevolmente poteffero dalle tempefte, e da' novici animali, e dagli uomini alle fiere fomiglianti difenderfi. Per la

qual

qual cofa ne' primi tempi erano materiali; ma poco appreffo depofta la rozzezza, ed un poco rafficurati, e già di falvatichi fatti Cittadini, fi diedero a procacciare eziandio molti degli agi, e delle opportunità, e molti foftentamenti, che l'umana fragilità per fuo foftegno richiede: e in proceffo di tempo, ora una, ed ora un altra arte trovando, e la loro ruftichezza in dolci, e manfueti coftumi trasformando, ebbero le Città, qual più, e qual meno, fecondo la perfezione, e il difetto di ciafcuna, compiutamente fornite di tuttociò, che a contenta, e lieta, ed onefta vita è richiesto. Per la qual cofa chiaramente comprender fi dee, che quelle primiere comunanze furono fatte allora per cagione di viver bene, e felicemente; e come interviene di tutte le arti, perciocchè niuna ne fu mai infieme trovata, e fornita, così è di quefta nobile dottrina de' reggimenti delle Città maeftra avvenuto, che ella dalle prime ruftiche genti origine avendo, e perciò rozza nofcendo, e povera, è poi ftata dal tempo, e dagli artefici medefimi di lei, ora in questa parte, ed ora in quell' altra formata, e in tanto arricchita, ed ornata, che concioffiacofachè molte nobili arti, che di foftegno, e di follevamento fono all umana generazione, o che pure anche ne porgono alcuno laudabile diletto, fono attribuite ad alcuno valorofo uomo, ed alcuna al Sole, e tale alla Luna; ma quella fola degli uomini, e de' popoli governatrice è a Dio ftello affegnata. E quelli antichi favi uomini, i quali ne' loro tempi quefta ftefla celestiale fcienza alle genti poetando, e favoleggiando infegnarono (forfe come fogliono i medici fare, che i fani, e falutiferi cibi, ottimamente acconciano, e condifconu) acciochè noi dal gufto della dolcezza di quelle vaghe invenzioni invitati, de' loro falutiferi precetti defiderofamente pafcendoci fana, e beata vita viveffimo: coftoro adunque, quantunque effi Apollo del canto, e della medicina affermaffero effer maeftro, e Cerere dell' Agricoltura, e Minerva delle Lettere, e Nettuno dell'arte marinarefca, ed altri d'altre particolari virtù, a Giove niuno studio, niuno penfiero affegnarono giammai, fuori che quello del governo de' popoli; e lui folo Re, e lui folo Principe, e Governatore della Città nominarono. E certo fe le arti, che confervano il corpo, e che dilet

tane

tano l'animo, o che acquistano la roba, e la facoltà fono in tanto prezzo appreffo a gli uomini, quanto fi debbe ftimare queft' una, che tutte l'altre ammaeftra, e tutti i beni, così all'animo, come al corpo appartenenti produce, e conferva, non folo di ciafcuno, ma d'ognuno infieme? E concioffiacofa chè in tutte le cofe laudabili, la più perfetta è più laudabile, chi fia, che meritamente mi poffa riprendere, fe io in lodare quella Città, quanto le mie forze vagliono m' affatico, alla cui prudenza, ed alla cui perfezione niuna ne fu giammai, che aggiugneffe, ficcome quella, che a vivere, e a bene, ed onestamente vivere meglio, che alcun'altra è ordinata, e difpofta? Quella Città dunque, la quale, ficcome favia madre, e pietofa, i fuoi Cittadini abbondevolmente latta, e nutrifce, ed oltre a ciò nobilmente allevati, e costumati, per entro i vari cafi di quefto terreno corfo ficuri, e tranquilli gli conduce, e lieti, e contenti tutto lo spazio di questa vita gli conferva, e mantiene; quella Città, dico, fommamente lodare, e magnificare, ed ammirare fi dee per ciafcuno, e più dalle più favie, e dalle più intendenti perfone. Perchè fe io, la voftra inclita Patria effere a ciò fare più atta, e meglio ammaeftrata, e più lungo tempo avvezza, che alcun'altra, che giammai ftata fia, chiaramente dimoftro, affai chiaro farà le laudi, che io a dire di lei prendo, non mie artificiali lufinghe effere, ma fue vere virtù. Affai manifefto fegno è (pare a me) che quel primo intendimento, per lo quale furono gli uomini nelle Città raccolti, cioè la ficurezza, fia perfettamente in Voi compiuto, il vedere, che tutto il dì, molti di molti paefi venendo, e le loro natiè Città lafciando, in quefta eleggono d'abitare; i quali fenza alcun dubbio ciò facendo confeffano, fe più fecuri effere a cafa voftra foreftieri, che non erano alla loro Cittadini. Dunque ficcome lieto arbore in fecondo terreno pofto, i fuoi verdi rami di tempo in tempo crefce, e dilata; così quefta inclita Terra in feliciflima parte locata, le fue mura, e i fuoi nobili edifici d'ora in ora diftende, e produce: e mentre ella pietofamente il naufragio dell' altrui Città, nel fuo quieto, e tranquillo feno raccoglie, non folo la fua ficurezza dimoftra, ma eziandio la fua maravigliofa, e incomparabile manfuetudine rende a ciafcuno chiariffima, e palefe: la qual virtù non folo è

pro

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