Ed anzi per la morte di alcuno di questi n' ebbe a tolle rare si grave dolore, che per poco non ne scapitava nella salute. Quanto fu eccellente nell'arte di educare i giova-. netti, altrettanto lo era nel reggere i suoi confratelli, de' quali nell'anno 1785. venne eletto Vicario Generale. Siccome però egli aveva un' animo assai grande, così mirando a giovare non solamente a' suoi monaci, ma a tutta la intera nazione, scrisse per questa, che ne inancava, una Geografia universale, con facile ed elegante stile. Ne pubblicò undici Tomi, i quali doveano essere seguiti da alcuni altri che il fuoco manoscritti divorò a Costantinopoli, dove aveagli mandati al fine che vi si facesse severo esame delle cose che vi diceva delle nazioni dell' Oriente. E pél vantaggio e decoro, ond' era sollecito, della sua nazione, gli accade di venire chiamato in parte di un la voro che mai non avrebbe figurato. Aveva Luigi XVI., re di Francia, spedito a Venezia il dotto professore di lingue orientali Simeone Lourdet, all'oggetto che nell'isola de' monaci Armeni apprendesse la lingua aicana, la quale non gli era interamente sconosciuta. Dall' abate generale non poteasi avvicinare a quel degno discepolo del Villafroy, un migliore compagno e direttore che il Kover, con il quale il Lourdet compose, nello spazio di tre anni, il vocabolario armeno latino. Di tanta opera che il Lourdet glorioso seco portava in Francia, è ignoto il destino: che quell'illustre francese è morto a mezzo il cammino. E doveva il Kover seguitarlo nella Francia, dove Parigi attendealo professore della lingua armena, eletto che n'era dal voto di quella dotta Accademia: ma le mutate vicende del regno impedirono. Allora venne il Kover destinato a più utile e santa impresa, d'illuminare, predicando, la Transilvania e le vicine regioni: cosa che quegli praticò di modo, che può chiamarsi un nuovo apóstolo. La istoria di quella sua missione onorerebbe lo scrittore e quello che ne fu l'argomento. Richiamatone per la elezione del nuovo abate in s. Lazzaro di Venezia, egli fu lo eletto e all'abbaziale dignità volle il pontefice Pio VII. aggiungere in lui la arcivescovile in partibus di Sinna. I buoni studii chiamati a vita, la regolare disciplina mantenuta in tutto vigore, l'isola ampliata e decorata, il nome de' suoi monaci renduto caro ed estimato in tutta Europa e in tutta Asia, sono questi i meriti più distinti del Kover. Questi era si amato da suoi soggetti, che più un padre non lo può essere da figliuolo affettuoso e per ciascuno che il conosceva, fu puntura all'animo 1 annunzio della morte che lo tolse alla terra if dì 23 di gennaio dell'anno 1824. Il generoso suo amico ed: estimatore Alessandro Rafaele ne fece riporre la salma in particolare monumento con degna epigrafe onorata. Ciò che dicemmo sino a qui, lo abbiamo tirato dal seguente libretto: Vita Reverendissimi Stephani Acontii Kover Archiepiscopi Sinnensis et Generalis Abbatis Congregationis Mechitaristarum postulante equite Alexandro Raphael scripta armenica atque latina. Venetiis typis Coenobii s. Lazari 1825. 8. Dalla quale Tipografia è uscito contemporaneamente eziandio Elogio di Stefano Aconzio Kover ec. lavoro di Pietro Can. Dott. Pianton I.. R. C.: elogio the, a non' dire del merito della già nota eloquenza dell'autore, mostra ancora quanto questi abbia affettuosa l'anima e quanto fosse stretto di sentimento e divozione all'ottimo Arcivescovo e a' suoi Compagni fratelli. Anche le annotazioni ne debbono riuscire gratissime, siccome quelle che sono copiose di erudizione. Ecco le opere del Kover che si hanno a stampa. I. Rettorica ec. 1775 in 8. gr. II. Geografia Universale Volum. XI. in 12 dall'anno 1802 al 1816. III. Storia dell' abare Mechitar 1810. Se ne ha anche un compendio lavoro del p. Pasquale Aucher. IV. Introduzione alla Geografia 1817 8. V. Commentarii della Storia della Santa Scrittura 1819. T. IV. 8. BELLE ARTI. Fu già annunziato con apposito Manifesto come il distinto artista veneziano Felice Zuliani stava occupandosi, dell' intaglio di un Quadro del Francia, che il pittore condusse in concorrenza con la Madonna della Seggiola di Rafaello, e che rappresenta la Vergine con Gesù e il Batista, i quali a modo d'innocenti fanciulli si fanno vezzi e carezze fra loro. Ora possiamo annunziare che questa incisione del sig. Zuliani è già felicemente compiuta e pubblicata, e che riuscì tale da meritare le lodi de' veri conoscitori dell'arte; sì che non solo per la forma e la misura, ma altresì per la bontà del lavoro, questa Madonna del Francia incisa dal Zuliani non è indegna di fare il pendent alla Madonna della Seggiola incisa dal Morghen. L'opera è dedicata al ch. sig. co. Leopoldo Cicognara, Presidente dell' Accademia di Belle Arti di Venezia; e il suo prezzo è di lire Ital. 24 avanti le lettere, e di lire ital. 12, dopo le lettere. Ora il sig. Zuliani sta lavorando l'incisione della famosa Cena di Giambellino, NOTIZIE TIPOGRAFICHE. Li Paragrandini. Commedia del geometra De Scaramelli. Venezia 1825, in 8. Si vende dal libraio Milesi al Ponte di S. Moisè, presso il quale si trova tutto ciò che fu pubblicato sopra questo interessante argomento. Presso lo stesso si vendono pure l'opere del Leroy; e tutte l'altre che hanno relazione a quelle. Opere dell' ab. Giovanni Romani. Dalla tipografia di Giovanni Silvestri in Milano. Vol. I. Teorica de' sinonimi italiani, un vol. in 8 gr. Vol. II. III. e IV. Dizionario generale de' sinonimi italiani. Pubblicato il fasc. I. del I. vol Vol. V. Osservazioni sopra il Vocabolario della Crusca, L'opera è fregiata del ritratto e dell' elogio dell'autore, scritto quest'ultimo dal ch. can. Giovanni Fontana, fratello dell' illustre Cardinale, che fu, autore pur esso di varie opere, poco fin qui conosciute, ma che il Silvestri si propone di pubblicare al più presto. Dizionario sacro liturgico, ec, di don Giovanni Dielich, ec. Ven. 1825. E' uscito il Quaderno III. del vol. IV. dalla voce Responsorio all'altra Semidoppio. Prediche Quaresimali di D. Ignazio Venini. Venezia per Ad. Commorreti 1825. La providenza de' mali. Amicizie sensibili. Questa dedicata all' arciprete di Campo croce Padovana D. Domenico Orsella; l'altra al R. Censore monsi~~ gnor can. P. Pianton, 1 N.ro LI. Settembre 1825. MEMORIE SCIENTIFICHE E LETTERARIE DELL' ATENEO DI TREVISO. VOL. III. Treviso dalla Tipografia Provinciale di Francesco Andreola 1824. SOPRA LA TEMPERATURA DELL' ARIA. MEMORIA DEL SIG. Dott. Gaetano Melandri Contessi. (facc. 256). Quanto uanto più è comunemente seguita la maniera di osservare un fenomeno a dedurre conseguenze applicabili agli usi della vita, o a principj donde deriva una scienza utile, in tanto maggior danno riesce e di quelle e di questi se sia erronea, e quindi non conduca al fine proposto. E per ciò grande benemerenza si acquista il fisico che rettificando l'opinione generale apre la via allo scoprimento del vero desiderato. Non è chi ignori il vantaggio di conoscere la temperatura dell' aria, e quali sieno i metodi che si pretende essere i migliori a stabilirla con certezza. In questa Memoria il dott. Melandri dimostra la loro fallacia, ed altri ne propone provati con lunga serie d'indubitate sperienze. Noi c'ingegneremo abbreviando di ripetere i suoi fondamentali ragionamenti. La misura di un effetto cresce o si scema col variare della forza o della durata, onde per iscoprire la vera temperatura media dell' aria variantissima richieggonsi osservazioni termometriche in tempi assai corti, Dal che conseguita che l'usitato Vol. IX, 7 metodo delle due osservazioni al levar del sole, e alle due, o tre ore pomeridiane, e nè meno quello proprio dei soli Parigini alle nove ore del mattino, od alle tre, e nove dopo mezzodi certo non ferma la temperatura che si cerca. In fatti non è vero, come i fisici suppongono, che quelle osservazioni sieno i punti estremi, e' termini equidistanti del grado massimo, e del minimo della temperatura del giorno, nè che la progressione crescente o decrescente del calore diurno sia regolare od almeno compensatrice. Invece, sapendosi nop passar maj quasi ora, che il termometro non s'alzi, o si abbassi, è da fare ventiquattro osservazioni dividendo la somma pel loro número a fine di ridurre ai minimi termini le differenze delle termiche variazioni atmosferiche, e quindi avere prossimamente la temperatura diurna, che è il quoto risultante dalla unione delle singole temperature, accadute a minimi ed eguali intervalli nel corso del giorno divisa pel loro numero. Stabiliti questi principj il Melandri passa a mostrare che i meteorologi non ebbero finora le avvertenze, le cautele, i mezzi, e gli artificj necessarj per conoscere esattamente la temperatura dell' aria. I termometri a mercurio dopo un anno che sono fatti, divariano dal decimo di grado a gradi due sopra il ghiaccio, e tuttavia niuno ne tenne conto nelle sue osservazioni. Producono differenza nella temperatura P altezza a cui si collocano i termometri. Posti de' simili a mercurio in istanza alta da terra metri 8, ed in altra metri 23 tutti rivolti al N-O si notò che al levar del sole del di quattro Giugno 1821 gl' inferiori segnavano gr. 12 R., i superiori gr, 14, 1: alle due ore pomeridiane quelli gr. 15, 2, questi 17, 2x. Ora, giusta la pratica de' fisici ginevrini, la tem |