contro tutt'altri rimedi in prigionieri da tre anni e più, che avevano anche sofferto febbre petecchiale. La prima dose fu di once 4 alla mattina poi di 8 divise in due parti eguali, e in fine di una libbra al giorno in tre fiate di sei in sei ore sempre avanti il cibo. Ritornò la salute ad una Signora che per grandi metrorree era divenuta leucoflemmatica, prescrivendola per trenta giorni alla dose di quattr' once al dì, poi di otto, e indi di una libbra sempre divise in tre parti eguali, Gueri in sei giorni un uomo da gonorrea di sei mesi che lo aveva tutto consunto; il quale assai prestamente andò poscia acquistando nutrizione e vigore. Egli ne prendeva quattr' once alla mattina, ed otto dopo due giorni. Gl' incomodi che, eccet tuati i prigionieri, osservò in quasi tutti il dott. Pasquali per queste acque furono, bruciore di stomaco), vomiturazione, ed un poco di vomito, leggeri dolori intestinali, e grande stitichezza di ventre. A togliere, o moltissimo minorare i quali, diminui la dose delle quattr' once alle due o o prescrisse un poco di cibo subito dopo che si erano prese, ELOGIO DI PROSPERO ALPINO MAROSTICENSE DEL DOTT. GASPARE FEDERIGO P. P. O. DI CLINICA MEDICA PROVINCIALE NELL' I. R. UNIVERSITA' DI PADOVA ec. - Venezia. Per G. Battaggia MDCCCXXV, Al professore di Botanica nella Università di Padova il chiarissimo Bonato questo Elogio si dedica. Prospero Alpino nacque in Marostica nel 1533, studio in Padova le umane lettere, indi si fece soldato, ma pochi anni dopo tornò all' Uni versità a compiere gli studi filosofici e medici, divenne Vicereggente dell' Università de' medici e filosofi, poscia Sindaco, e consegui la laurea in medicina all' età di 23 anni. Non volle ascendere a posti più luminosi, anzi per vie più progredire nell' arte sua non ha creduto abbassarsi accettando di essere medico condotto in Camposampiero; e l'Autore mostra le ragioni onde in uno spedale o nella campagna meglio avvantaggiano i medici che nelle grandi Città, ove bene spesso la maldicenza e l'invidia ne arresta o rallenta i progressi. L' Alpino fece lunghi e pericolosi viaggi per investigare la natura di semplici esotici. Egli fu il primo che dispose in un metodo il regno de' vegetabili, che portò la più viva luce sulla loro affinità e struttura, e che fece distintamente menzione del sesso delle piante. Dimorò per tre anni al Cairo studiando e descrivendo animali, minerali, vegetabili, città, castella, obelischi, sfingi, templi, commercio, leggi, e malattie endemiche ed epidemiche ec. ec. Laonde scopri nuove piante, altre ne illustrò, di alcune vide la proprietà eliotropica, del Tamarindo il così detto sonno, scopri le ignote qualità. dell' Opobalsamo e del Carpobalsamo, ed è stato il primo a proporre in Europa la bevanda del caffè. Merita di essere tenuta in grande stima la sua opera de medicina Ægyptiorum, della quale il nostro Autore divisa le parti, e rileva la saviezza della trattazione all' esemplarissimo modo d' Ippocrate. Nella sua Istoria naturale dell' Egitto sono a leggersi giudiziose riflessioni relative ai diversi metodi di cura, cioè delle varie evacuazioni sanguigne adottate dagli Egiziani, dell'uso dei bagni e di altri rimedi, non meno che del loro genere di vita, e di tante altre particolarità di una cu riosa osservazione. Il dott. Thiene Vicentino possede un mss. dell' Alpino che tratta di molte piante, ed animali veneficí, il quale esaminato dal prof. Federigo, espone il parere dell'autore intorno alla varia azione dei veleni, de' segni loro particolari, della cura, e del modo di preservarsi. E fatta pa→ rola delle cantaridi, di molte specie di eruche, dello scarabeo longipedo, della salamandra, del colchico autunnale, del droinio, dell' aconito, della cicuta del tasso, del jusquiamo nero e bianco, distinguendone i differenti effetti, e dell' oppio. Ivi parimenti tratta del morso di alcuni animali co' relativi rimedi, cioè di varie specie di vipere, dei cani arrabbiati, di serpenti acquatici e terrestri, dei dipsadi, e dei dorsini. Ne' dodici libri de medicina methodica, illustrando i principj della Setta così chiamata, ammette per causa di malattia la contrazione, o la debolezza de' solidi, e un principio misto; onde al Federigo pare di vedere le tre diatesi dei moderni. Per ultimo il Trattato de praesagienda vita et morte aegrotantium è di tanta importanza che il Boerhaave disse: judicavi me liorem in medicos libros usum vix inveniri; nullum ergo medicinae studiosis magis commendandum esse. Andarono smarrite le opere sue de surditate, e de praesagiendis morbis in sanitate. Ritornato dall'Egitto fu con generoso stipendio eletto a proprio medico dal principe Andrea Doria, ed alla sua Corte e in Genova esercitò con tanto onore e fortuna la medicina, che giustamente chiamavasi il corifeo di quel secolo. Nel 1593 il Senato di Venezia lo chiamò professore di Botanica, nel qual offizio stette anni 26, e tanto si diffuse la sua fama, che i maggiori botanici di Europa lo consultavano inappellabilmente nelle loro controversie. Morì di anni 63 a di 23 Novembre 1616. Bea meritava questo dotto, che alcuno de' Professori in quella Università, ch' egli per tanto tempo onorò, si togliesse di tesserne elogio, facendo partitamente conoscere di quanto le opere sue fossero utili alla Botanica, alla Medicina, alla Storia naturale, non che alla Geografia: imperocchè sapere tutte le vie onde giunsero queste scienze alÏ'altezza presente giova a scoprirne di nuove. Il prof. Federigo condusse il suo disegno con nettezza ed ordine, e lo colorì senza sfoggio, ma decentemente, aggiungendo nelle Note molta copia di scelta erudizione. LA VITA DI DANTE ALLIGHIERI SCRITTA DA GIOVANNI BOCCACCI. ALL' ILLUSTRE SIGNOR CAVALIERE VINCENZIO MONTI PIER ALESSANDRO PARAVIA. Egli bisogna pur dire che se ne mentano per la gola coloro, i quali chiamano aridi e melanconici questi nostri studi della lingua. Io certo, dappoichè ho inco minciato a dedicare ad essi que' resticciuoli di tempo, che mi concedono le tante occupazioni da cui sono attorniato, cosi me ne intesi a ricrear la mente e innamorare il cuore, che per poco io stimo tempo perduto tutto quello che mi passa senza le consolazioni di siffatti studi. Che se per questo mi vorranno alcuni dar biasimo e mala voce, si come ad uomo che logora i suoi giorni in frasche e nonnulla, io non avrò a citar che voi solo per ridurre al silenzio questi malaccorti censori. E in effetto quale stimulo, anzi quale tentazione non dovea essere per un giovane, onde trascorrere lietamente questo amplissimo campo della nostra lingua, il veder voi, che il consenso di tutta Italia ha collocato in cima della mo derna nostra letteratura, togliervi alle dilettose occupa zioni della sacra poesía, per ravvolgervi tra le spine delle grammatiche e de' vocabolarj? Alla qual ragione univer sale per chiunque si esercita in cotali studj, se ne aggiungeva un'altra tutta mia propria, e questa ẻ: la graziosa accoglienza per voi fatta a quelle mie osservazioni di lingua sulle ultime poesie del Magnifico; la quale, se io ha bene accarnato il vostro intendimento, per dirvela alla dantesca, mi fece sperare che maggiori feste e carezze mi avreste riservato, caso che io mi fossi continuato in cosiffatte ricerche. Or ecco che io lusingato da şi cara speranza, vengo spiegandovi innanzi un altro manipolo di osservazioni su cose di lingua; alle quali mi diede singolarmente occasione la vita del divino Alighieri, descritta da Giovanni Boccacci, della quale ci regalò non ha guari una diligente ed accurata edizione il sig. Bartolommeo Gamba, il quale rendendo questo nuovo servigio alle italiane lettere, si è acquistato un nuovo merito alla nostra riconoscenza. A voi, adoratore non solo, ma restitutore eziandio a' nostri giorni del gagliardo stile dantesco, sarà certo goduto l'animo nel vedere le memorie del primo padre della italiana poesia mandate alla più tarda posterità per opera del primo padre della prosa volgare; ma altrettanto di nobilissima ira vi sarete acceso, in veggendo quell' aureo libretto da tante e si gravi mende iniquamente contaminato. Ringraziate però ora il sig, Gamba, al quale venne fatto, la mercè di due codici della Marciana, e via più ancora del codice del buon senso, di saldare le piaghe che si spesso erano in si bel corpo. Che se pure vi resta tuttavia qualche passo, non al tutto chiaro nel significato, e sicuro nella sintassi; ció vuol dire che così stavano que' passi eziandio ne' codici e nelle stampe che furono dal sig. Gamba consultati; e questi poi, modestissimo che è, avrebbe creduto di peccare d'irriverenza inverso il suo autore, se di suo libero giudizio e' si fosse messo a raddrizzare; di che egli si fa a desiderare nella sua prefazione, che siano diligentemente esaminati i tanti codici di questa vita, che sparsi si trovano nelle pubbliche e private librerie; e via più ancora che uomini peritissimi nella faccenda della lingua... colla face della critica e del buon senso, levando talvolta o aggiungendo una sola sillaba o particella, sape |