più comoda, e proposto a moderato prezzo, che sarà come segue: Ogni foglio di stampa, miniato, o non miniato, valerà centesimi 75 italiani; ogni carta geografica in mezzo foglio, una lira italiana, in foglio intero, una e mezzo. Tutto l'Atlante racchiuderà circa 50 fogli di stampa ; circa 25 carte geografiche. Ogni mese si pubblicheranno almeno due fogli, ed una carta geografica. Saranno miniate tutte le carte geografiche, e molte delle tavole cronologiche e genealogiche. Le spese di porto sono a carico degli associati: Le associazioni si ricevono in Venezia presso l'editore G. Tasso campo s. Polo, calle Pezzana, N. 1835, e tutti i librai di quella città, e presso gli altri principali d'Italia, ec. presso i distributori del saggio, e presso le Ra Direzioni, ed Uffizj postali, ec. Ortografia Enciclopedica universale della lingua italiana, ec. ec. facc. XVII. Da Intoppicare a Liceo. Colla lettera K termina i II. volume che comprende fogli 51. Alla voce Lei troviamo che, dietro al vocabolario della crusca, dice al N. 7. Nel caso retto non si uso giammai, se non forse in alcuni esempli, sopra i quali molto si disputa da grammatici. Noi indichiamo a' grammatici per accrescere le loro dispute l'esempio seguente, Morg. 18. 110. E lei in Francia non volea più stare. Il Cesari ne ha un altro. Pec. g. 20. n. 2. Claudio prese la fanciulla, e menavala via: lei s'atteneva al padre, abbracciandolo, e gridando. Fasc. XVIII. Da Licere a Melanconicamente. Nuovo Saggio poetico di Enrico Rainati di Castelfranco. Padova dai tipi della Minerva. MDCCCXXV. in 8. Storica notizia sopra la vita e le opere di Antonio Larber medico consultore di S. E. R. il principe Vescovo di Trento, protomedico di Bassano, socio di alcune Accademie, ec. ec., scritta dal dott. G. L. Bassano, tip. Baseg gio, editr. MDCCCXXV. in 4. Ne parleremo nel venturo quaderno, facendo conoscere i molti pregi del Larber ec. Diremo ora solo che n'è autore il dott. Giovanni Larber figlio del lodato, che segue valorosamente l'orme segnate dal padre e dall'avolo dott. Giovanni Larber, tutti e tre onore dell'arte salutare e della patria, ch'è Bassano. ( Orazione detta ne' funerali solenni degl' istitutori e be nefattori del pio luogo di ricovero e d'industria nella chiesa parrocchiale di S. Pietro in Vicenza dal Rever, don Serafino Antonio de Luca parroco di s. Stefano, il dì 2 settembre 1824. Vicenza, tip. Paroni, 1824. Celebrandosi solennemente la prima festa di pubblica religioso culto del B. Giovanni De Sordi vescovo di Vicenza. Orazione detta nella Cattedrale della città stessa il di VIII agosto MDCCCXXIV. Vicenza dalla tip. Parise 1824. Al chiarissimo predicatore don Serafino De Luca parraco di santo Stefano che termina la quaresima dell' anno 1825 nella cattedrale di Vicenza. Omaggio. In Vicenza, dalla tip. Parise, 1825. In XVIII. bellissime ottave cantą il sig. Sebastiano Tecchio la sconfitta della colpa del valentissimo sacro oratore operata, e meritamente perciò dà il poeta a queste ottave il titolo di Fuga della Calpa. Vita di Francesco Zabarella detto il Cardinale Fiorentino scritta da Giuseppe Vedova Socio di varie Accademie, La presente Vita è corredata di tre intagli in rame, cioè del Ritratto del Zabarella, del suo Monumento sepolcrale e medaglia, e del fac-simile di sua scrittura. In gran foglio vedrassi l'albero dell'illustre antica padovana famiglia Zabarella, con apposite notizie sopra i personaggi di merito che in varie epoche quella produsse. L'Operetta sarà compresa in un volume in 8. gr., impresso con caratteri nuovi e colla massima diligenza nella tipografia della Minerva in Padova. Il prezzo è fissato ad austriac he lire sei. Detto lavoro vedrà la pubblica luce nell'aprile del venturo anno 1826. Il ch. sig. Vedova ha dato troppo amplo saggio d'estesa erudizione, e di molta diligenza nelle Notizie biografiche del prof. Francesco Vedova per non dubitare che questi stessi pregi non abbiano anche a risplendere nel presente suo lavoro. Dalla tipografia Andreola in Treviso sta per uscire l'Almanacco storico Trivigiano per l'anno 1826. TREVISO 1825. Andreola Tipografo Ed. N." LIV.Dicembre MEMORIE SCIENTIFICHE E LETTERARIE DELL'ATENEO SCOLO INVERNALE DELLE PECORE IN ALCUNI PAESI Demandata emandata dall' Autorità Governativa col mezzo delle Provinciali Magistrature all' Ateneo di Treviso la soluzione di cinque Quesiti sull' importante argomento del Pensionatico, il corpo accademico deliberò di sentire nel proposito il parere di quattro suoi membri, che furono li sigg. Ascanio Amalteo, arciprete Lorenzo Crico, Celestino Casonato, e consigliere Agostino Fappani. Approvò poscia P' Accademia le concordi opinioni esternate da' predetti suoi membri, ed incaricò in pari tempo quest' ultimo a compendiarle in una sola Memoria, ch' è appunto quella, di cui siamo ora per dare il sunto. Premette il ch, autore alla soluzione di Quesiti un breve cenno sull' origine del Pensionatico, che egli deriva eruditamente da' tempi de' Longobardi, e lo definisce aggiustatamente una servitù rustica, per la quale chi è in possesso di usarne, ha la facoltà di far pascolare un dato numero di peVol. IX. 16 core sul fondo altrui in una determinata stagione dell'anno. Scioglie poi il I. Quesito, per eui viene addimandato, se l'abolizione del Pensionatico fosse per portare sensibile detrimento, e pregiudizio alla Pastorizia, ed all' incremento della medesima, coll' affermare, che lungi dall' esser nociva codesta abolizione agl' incrementi dell' arte paštorale, gioverebbe essa piuttosto a promuoverli. E di ciò adduce due rilevanti motivi: il primo si è, chẻ il páscolo vago e indisciplinato, qual è quello del Pensionatico, diminuisce nei luoghi, ove viene esercitato, la quantità del prodotto naturale de' foraggi, e il secondo, che approfittando per lo più di questo diritto di pascolo, le pecore montane, che sono ordinariamente d'una razza assai inferiore di quelle della pianura, vengono queste ultime per opportunità degli accoppiamenti colle prime, ad imbastardire e a deteriorare nella qualità della lana, è nelle altre prerogative. Al II. Quesito, se in sussistenza del Pensionatico sia maggiore il danno, che risente l'agricoltura al confronto di quello, che risentirebbe la Pastorizia, il valente scrittore risponde affermativamente, coll' annoverare sei rilevanti discapiti, che all'agricoltura derivano dall'esercizio del Pensionatico: e sono, I. notabile detrimentó ai prati naturali, venendo essi pascolati dalle pecore quando l'erba comincia a vegetare da nuovo. II. guasto certissimo alle arborature e alle siepi, apportato dal dente mortifero delle pecore licenziosamente pascolanti. III. danno evidente ai campi aratorj non seminati, che vengono calpestati in umida stagione dal piede delle greggi pascenti. IV. frequenti escursioni delle greggi predette nelle terre seminate a grano. V. irremediabili corrodimenti alle viti nel punto del primo loro germogliare. VI. violente, o furtive depredazioni dei prati artifiziali. II III. Quesito ricercante, quali sarebbero in caso di abolizione del Pensionatico le sostituzioni, che potrebbero essere attivate a favore della Pastorizia, viene risolto coll' osservare, che tre sarebbero le sostituzioni, che avrebbero luogo in caso che si togliesse il Pensionatico. Per la prima di esse i proprietarj, e lavoratori delle terre, sollevati da si fatta servitù, adoprerebbero ogni studio, affine di moltiplicare le pecore gentili pianigiane. Per la seconda, qualora essi proprietarj, e coloni non amassero, o non potesero tener pecore gentili, concederebbero i loro pascoli sovrabbondanti ai pastori montani, assoggettandoli però a condizioni più caute, e più acconcie ad allontanare il guasto dai loro terreni, che non son quelle del vago ed indisciplinato Pascendatico. Per la terza, l'abolizione del Pensionatico medesimo renderebbe i pastori montani più iudustriosi e più economi degli alpestri loro pascoli e foraggi, onde aver modo di riparare alla perdita di quelli della pia nura. Addimandando il Quesito IV., quale sarebbe, data l'abolizione del Pensionatico, il compenso da accordarsi ai proprietarj di un tale diritto: e richiedendo il Quesito V., qual carico risentirebbero i Comuni, qualora fosse deciso che spettasse ad essi un tale compenso; il N. A. rispondè, che nessuna più agevol misura, per avviso de' suoi colleghi e per parer suo, si saprebbe suggerire, onde compensare i proprietarj della perdita di un tal diritto, quanto quella di ridurre in capitale la rendita netta, che i detti possessori |