gimai così celebre per tutta Europa che sarebbe inutile qualunque elogio. Le opere moltiplici pubblicate dall' autore, le molte edizioni comparse alla luce, sono i titoli comprovanti la sua giusta celebrità. Fra le molte produzioni di questo autore che ottennero i meritati applausi dei più dotti medici, deve annoverarsi quella delle sue osservazioni sull'indole e sulla cura della tisi polmonare, di cui il sig. dott. Gaspare Federigo nel 1801 pubblicò una traduzione italiana con alcune annotazioni coi tipi di Giustino Pasquali in Venezia. Pressochè nella stessa epoca il sig. Murrhy medico di Hannover traslatò nel tedesco quest' opera con alcune ose servazioni. Portal nel 1809 pubblicò una seconda edizione dell'opera stessa assai più corretta e illustrata, aggiungendovi le note degli accennati due medici verso i quali nel suo preliminare discorso e altrove palesò la più viva soddisfazione. Ora il traduttore italiano, il sig. P. Federigo, considerando che non pochi anni trascorsero dall'epoca in cui tradusse e illustrò egli stesso l'accennata opera; che non ne esistono esemplari, e che la seconda edizione francese è di un alto prezzo, non gli parve per ciò inutile di intraprendere una seconda edizione italiana dietro la seconda dell'autore, illustrandola con nuove aggiunte e con una moria che ha per titolo: il contagio tisico combattuto dalla ragione e dall'esperienza. me Portal si propose lo scopo di provare coi fatti più autentici dedotti dalla sua pratica non meno che da quella di alcuni medici illustri, che per lo più la tisi non mieterebbe la vita di una gran parte delle popolazioni se fosse dapprincipio trattata coi più ragionevoli metodi di cura, distinguendone esattamente le cause e le specie. Portal dopo di averci descritto tutte le specie della tisi relativamente alle cause; e di averci arricchito di osservazioni assai interessanti sulla diagnosi e sull' autopsia dei cadaveri, l'orme seguendo della sintesi e dell' analisi più rigorosa ne spiegò i sintomi e ne stabilì i metodi più esatti di cura. I ragionamenti dell'autore e le sue deduzioni ci offrono il modello di una teorica che non essendo contaminata dalle ipotesi e dai sistemi deve considerarsi il risultamento delle più sane dottrine attinte ai lumi più solidi della notomia, della fisiologia e della patologia, di cui sono doviziosamente fornite le sue produzioni: l'ordine e la chiarezza nella divisione delle materie nulla ci lasciano a desiderare. Ci lusinghiamo che i medici italiani, ai quali Portal giusto ed imparziale ha renduto in tutte le sue opere quegli elogj di cui essi erano meritevoli per le loro scoperte e cognizioni moltiplici, si procaccieranno quest' opera ora riprodotta, d'altronde commendevole per una più nitidą e corretta edizione. PER L'ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE Chi è Costei, che dall' umile stanza, Verso il gaudio del lucido empir? Ma Colui, che i sigilli di morte ५ Ma Costei, che il grand' atto rinnova, Che all'ardir della splendida prova Se a fischiar ti sentisti quel nembo, Col divino tuo nato partir, (1) Le molte nobilissime bellezze che splendono sovranamente in quest' Inno, l'entusiasmo col quale fn letto, la premura con cui è ricercato ci consigliano a riprodurlo. Noi crediamo che non abbia ad invidiare gli amplissi mi Inni sacri d'Alessandro Manzoni. L'autore lo pubblicò per celebrare l'elezione del ch, sig. ab. Giuseppe Lazzari a parroco della chiesa di s. Luca in Venezia, E lassù con la vergine salma Ma dal giorno, che attonita e muta Veglia il Tempo, tremendo signor Pur verrà quel gran dì, che ogni tomba Quando al suon dell' angelica tromba Ed io pur d'ossa e nervi e di polpe Ma qual carco di luride colpe Fera immago, che a mensa mi stilla E obbliai chi'l baleno a quel ciglio, Ma se il fango quest' anima lega, Mai spergiura al suo Nume non fu; Ne mai d'empi in notturna congrega Il Vangel disconobbe e Gesù. Ben di Dio l'una e trina virtute Confessando alla terra ed al ciel, Lui orava, che all' egro è salute, E letizia al redento Israel. Dall' insidia de' perfidi immota Ti sollevi all' amplesso divin, Nè l'effetto a discender fia tardo, AL SIG. AB. MONICO DIRETTORE DEL GIORNALE ec. ec. 1 Primo e principal dovere del giornalista è il render conto delle opere scientifiche e letterarie, che di giorno in giorno si van pubblicando, e il darne sunti che valgano a presentarne un'idea chiara e adequata, e a farne conoscere i pregi e i difetti. Ciò per altro non toglie che alle volte un qualche cenno anche di cose inedite non possa e deva fare, massimamente se tenda all' utilissimo scopo d'animare qualche giovane autore allo studio e all' imitazione de' classici, ad aumentare l'emulazione, ad accendere in lui quel vivo fuoco, dal quale nascono le belle cose. Egli è perciò, ch'io credo non disdire al vostro giornale l'accennare due composizioni poetiche del valoroso giovane Elio Gravisi di Capodistria, ora studente filosofia nel seminario di Ceneda, non pubblicate ancor colle stampe, ma approvate ed applaudite da uomini emunctae naris. E' un'ode la prima intitolata la filosofia. Si vede che il giovane autore prese a dello la trabella del Guidi sulla Fortuna, come dettando l'altra, ch'è una visione coll' epigrafe: Semen est sanguis christianorum, si vede che aveva l'anima piena della Bassvilliana. Altri forse vi direbbe ch' egli ha tenuto dietro da vicino a Monti, a Guidi; esclamerebbe pulcre, recte. Io no; vi dirò invece che a ciò ottenncre è duopo e sudi e geli e affatichi, e forse invano, e il disse già il Venosino: sudet multum, frustraque laboret Ausus idem; che molto promette il giovane Gravisi nella fresca sua età; che se non superbendo per gli ottenuti 'applausi mo continuerà a studiar indeffessamente que' sommi, e più classici, se la filosofia, a cui ora intende, fornirà alla vivace immaginazione di lui idee vere, giuste, chiare, modi, frasi non turgide e vane, ma rispondenti alla sublimità del subbietto; e noi potremo cavarne di molto, e annoverarlo fra que' pochi, a' quali meliore luto finxit praecordia Titan, e a' quali diede Apollo os magna sonatarum. Nè vi dirò che il giovane poeta meni sempre oro, che i versi da lui dettati sieno tutti degni del cedro; che non siavi qualche espressione inesatta e vaga, che la condotta della composizione sia figlia d'una mente formata e provetta. Ricordiamoci ch'è un giovane che scrive e che quelle pocsie devono esser considerate come i primi fiori d'una pianta, che giunta a maturità darà frutti saporiti e gentili... Ma a che aggiungo parole, eccitamenti, e precetti? E a tale è a lato che francamente sa condurlo agli orti pimplei e al sacro speco delle muse, senza ch'io più ne dica, ec. ec. Il nome degli autori, e più i pregi intrinseci dell' Inscrizione, e del Sonetto che seguono, ne renderanno grata la lettura agli amatori della lingua latina, 'e' italiana. IV NON BONVM. FACTVM DECEMBRIS. A. CCCCXXIII D. N. IMPERATORIS. FRANCISCI. FRATER PRO REX. PROVINCIAE LONGOBARDAL ET VENETAE DVM. TARVISINAM PROVINCIAM. LVSTRAT HOC ETIAM. AMALTHEVM PRAESENTIA. SVA ET. COLLOQVIO. HVMANISSIMO VNIVS. HORAE. EXORNAVIT IVLIVS BERNARDINVS. POMPEI F TOMITAN VS TANTVM. DOMVS. SVAE. DECYS POSTERITATI COMMENDAVIT Pel ritratto di Carlo V. condotto da buon pennello, ed offerto da don Tommaso Deluca da Borca di Cadore al Principe Vicerè RAINIERI D'AUSTRIA, quando l'Altezza |