RISPOSTA A NOME DELL' AB. ADOBATI, Sì, volgerò, s'affrettin gli anni, il corso Degli anni'l peso, anco in vecchiezza acerbo Dar gioja a' buoni, a rei destar rimorso, PELL' ARCIPR. G. MONICO, Se mai in alcun tempo fu deplorabil la perdita de' va lenti sacri ministri, lo è certo al presente, in cui ne veggiamo per morte sì minorato il novero, che alla Chiesa di Dio in tanti luoghi a mancar viene il servigio quasi del tutto. Fu tolto a' yivi fatalmente da morbo ignoto Nel mezzo del cammin di nostra vita nella giornata dei 10 del passato aprile anche il recente parrocchiano di s. Vito d'Asolo don Jacopo Fassa, surrogato in quella cura a monsig. Monico, di cui fu egli degno scolare nel seminario trivigiano, dove cominciò e compiè lodevolmente il corso de' suoi studj. Non è a dirsi il compianto di quella desolata popolazione, che lo amava, e a cui sembrava di avere in essolui tuttavia il glorioso suo precessore: cotanto andavagli d'accosto nel corredo delle virtù, e segnatamente in quella modestia, che le fa apparir più eminenti. Bell'ingegno, qual era, e bramosissimo d'istruirsi, e però studiosissimo, fece acquisto nelle scuole di sode cognizioni tanto attenenti all'amena letteratura sotto la direzione del detto incomparabil Prelato, quanto alle scienze. Il perchè l'egregio ed erudito ab. Soldati, ora Primicerio di Trevigi, quando reggeva gloriosamente e con esemplar disciplina il collegio di Ca stelfranco, s'invogliò d'averlo colà a maestro; e già l' ebbe. Per tal guisa e' corrispose colla savia condotta morale e col saper non fucato ed aereo all'idea, che di lui cóncepito aveva il sì bravo e benemerito Rettore, che promosso questi al governo dell' arcipretal chiesa di Novale, sel volle seco a compagno e coadiutore. Ne dal bene amato e stimato suo principale disgiunto sarebbesi l'ottimo Fassa giammai, se la provvidenza, delle umane cose modératrice ed arbitra, non avesselo destinato ad amministrare la parrocchia sovraccennata, cui non amministrò, che per soli sette mesi; come destinato avea il sig. arciprete Soldati a divenir cospicuo membro dell'insigne corpo cano nicale della cattedral di Trevigi. Così si divisero colle persone, non mai col cuore, questi due candidi amici, dopo oltre a nove anni di vita menata insieme. Ove la morte non avesselo furato si presto, sarebbe il Fassa divenuto del pari l'ornamento della diocesi, e della repubblica letteraria. Costumi integerrimi e dottrina lo poneáno nel ruolo degli ecclesiastici non inutili e non dannevoli; e il buongusto poi nelle lettere e la non ordinaria conoscenza delle lingue si latina, che italiana renduto avrebbonlo sempre più uno illustre scrittore. Della sua perizia in quest'ultima ne ha dato parecchi saggj e al trivigiano Ateneo, e all' accademia de' Filoglotti in Castelfranco, leggendovi di belle poesie, giacchè appartenea come socio all' uno e all'altro istituto. Lo stile di lui era maschio e senza frastagli, avendolo attinto a' fonti inesausti degli antichi autori, nè mostravasi mai, in iscrivendo, cercatore affettato della vaga paroletta. Ma che monta il tanto parlare di chi, oh Dio! non è più (1)? (1) A queste affettuose parole noi aggiungeremo che d'un lavoro poetico dell' ab. Fassa parlò il nostro giornale alla facc. 31 del vol. VI.; ch' egli era uno de' dodici scelti a tradur l'Eneide in ottava rima, e che al VII. libro da esso tradotto faceva ora correr sopra la lima; e finalmente che l'aut. stesso del riportato articolo necrologico detto in tal dolorosa occasione il se guente sonetto : ÁL NOVELLO CANONICO PRIMICERÍO DI TREVISO SEBASTIANO SOLDATI. SONETTO IN MORTE DI DON JACOPO FASSA PARROCO DELL' ASOLANO'S. VITO Quegli, o Signor, che per duo lustri teco Visse, e teco sparti cure e pensieri, NECROLOGIA DI CARLO BELCAVELLO ARCIPRETE DI MESTRE. Carlo Belcavello nacque in Mestre il dì 16 febbrajo 1742 da una famiglia ascritta all'antica cittadinanza di quella terra. Appalesata egli avendo vocazion vera per lo stato ecclesiastico, lo si affidò da educare al seminario vescovile di Treviso, ove fece distinti progressi, per cui nell'età di ventun'anno tenne pubblica disputa di storia sacra sotto la direzione del valente suo precettore e concittadino dott. Andrea Piccinato. Terminato con lode il corso degli studj, meritò d'esser trascelto a maestro delle classi grammaticali nel seminario medesimo, in cui si trattenne sino al 1772, nel qual anno fu nominato arciprete di santo Stefano di Martellago, pieve solita da lungo tempo ad esser retta da parrochi letterati, come furono Giambattista Egnazio, e Francesco Loredan nel secolo XVI., e nel corrente Angelo Dalmistro, e l'attuale arciprete Pietro Simionato. II Belcavello nel parrocchiale ufficio spiegò sin golare prudenza e dottrina, sincera dilezione pel suo gregge, e tale zelo per l'onore della sua chiesa, che tutto dedicossi a compierne decorosamente la riedificazione, che trovò incominciata. Queste doti gli meritarono di esser promosso all' arcipretato della chiesa collegiata della sua patria, ed al vicariato foraneo: carichi ambidue da lui sostenuti con indefessa esemplarità. Oltre le scienze ecclesiastiche e' coltivò sempre lo studio de' classici latini e italiani: nè gli fu straniera la letteratura francese, da cui trasse un'utile operetta, intitolata Esercizio per apparecchiarsi alla morte, che pubblicò colle stampe di Venezia nell' anno 1800 ad istruzione de' novelli suoi parrocchiani. Fu il Belcavello cortese negli atti, amantissimo del conservare co' dotti d'umor gioviale ed a~ Ahi fato acerbo, ahi crudo fato e cieco, Che i buon c'invola, e lascia i masnadieri; Infra i pastori dell' ovile eterno. ANGELO DALMISTRÓ perto, di costumi integerrimi, d'una semplicità e buona fede, che ha pochi esempj. Breve malattia lo trasse al se polcro il dì 20 febbrajo 1825, nel suo ottantesimo terzo anno di vita, e cinquantesimo secondo del suo operoso pastoral ministero. Lodato con orazione funebre, fu compianto da ognuno, che lo conobbe, ed in ispezieltà da me scrittore di questa memoria, che ricorderò sempre con animo riconoscente d'averlo avuto a parroco e istitutore amoroso nella mia gioventù, ed a candido e rispettabile amico nell' età più matura. A. F. NOTIZIE TIPOGRAFICHE. Il sig. Giuseppe Battaggia di Venezia ha pubblicato un manifesto che serve di saggio tipografico e calcografico per la ristampa della celebre opera intitolata Storia Universale provata con monumenti, ec. di mons. Francesco Bianchini con settanta incisioni in rame. A questo manifesto è unito il certificato del co. Cicognara sulla riuscita della stampa del s. Pietro Martire, e un disegno incisq in rame rappresentante la medaglia d'oro regalata da S. M. Cristianissima Luigi XVIII. re di Francia all' editore Giuseppe Battaggia. L'opera sarà divisa in 30 fascicoli di pag. 48 ognuno all'incirca in due qualità di carta, cioè velina, e velina prima qualità di Toscolano, ec. ec. al al prezzo per la prima di italiane lire tre, e per la seconda d'italiane lire cinque. Col lieve pagamento di lire tre italiane al mese vi è annesso l'acquisto, senza ulteriore esborso, della bellissima incisione del s. Pietro Martire di Tiziano, eseguita dal valentissimo sig. Felice Zuliani sul disegno del celebre prof. Matteini, il di cui prezzo d'associazione fu di quattro zecchini dopo lettere, e otto avanti lettere, ed ora è di zecchini cinque dopo lettere, e dieci avanti lettere. TREVISO 1825, Andreola Tipografo Ed. го N,"° XLVIII. — Giugno 1825. MEMORIE SCIENTIFICHE E LETTERARIE DELL' ATENEO DI TREVISO. VOL. III. Treviso dalla Tipografia Provinciale di Francesco Andreola. 1824. MARZARI, MEMORIA SOPRA L'INDURAMENTO CELLULLARE, (facc. 218.) LIBERALI, RICERCHE SULL' IDROFOBIA, (facc. 228.) Prima fra le Memorie di medico argomento, che stanno registrate in questo terzo volume degli Atti dell' Ateneo di Treviso, è quella che sopra l'induramento cellulare fu dettata dall'illustre prof. Giambatista Marzari; della quale Memoria chi osserva l'ordine logico severissimo, la libera originalità delle idee, e la nitida esposizione, conosce in' essa le qualità che per consueto contraddistinguono gli scritti di questo dotto medico trivigiano. Con brevi, ma sicure parole, l' autore descrive quella pur troppo comune malattia dei neonati; segna le mutazioni che si rinvengono nei cadaveri, e pone il freddo come unica causa dell' induramento cellulare dei bambini. Data la quale causa, egli spiega non solamente il nascere primitivo, o elementare dell' induramento, ma il progredire dello stesso, e il perchè le parti più al freddo esposte siano le prime a sentirne i danni, e quali effetti indi si producano nella circolazione, quali nel moto dei muscoli, e quali in fine nella nutrizione; confutando poscia, a sostegno maggiore dei proprj pensamenti, li penVol. VIII. 16 |