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, Il nuovo Censimento, e la bell'opera del Presidente Nevi hanno messo in chiaro finalmente ec. ec.

,, La ordinazione di qualche Archivio mi ha somministrato i lami onde svelare quel malaugurato spirito di mistero padre dell'impune arbitrio, e della sicura igno

ranza ec. ec.

Si osserva che tutte queste parole sono del Verri, non del Quadri, e che anzi si vedono stampate in corsivo, e colla citazione delle pagine, ove si trovano nelle opere del Verri.

Il Quadri poi da queste espressioni trasse la seguente giustissima conseguenza: dunque il Censimento di Mi Lano, e gli studj del Verri a quello contemporanei sono le prime Opere ec. che comparvero in Lombardia.

Se, come dice la B. I., Lungamente avanti il Verri scritto aveva il Carli, perchè il Verri uomo grande, e che di ció appunto occupavasi tanto, non ne fece parola?

La ragione per cui non parla egli del Carli si é, perché Carli scrisse dopo, e non lungamente avanti il Verri.

Esaminando infatti le opere del Carli, e la Biografia universale vol. IX. p. 450, edizione di Venezia, si co

nosce

Primo. Che Carli nacque a Capo-d'Istria (Stato Veneto), che studiò in Friuli, indi a Padova (Stato Veneto) che fu fatto Professore di nautica dal Senato Veneto, che rinunzio la Cattedra, e passò stabilmente molti anni in Istria e a Venezia, e che perciò era Veneto, e non Lombardo, circostanza per cui non avrebbe mai potuto figurare fra gli stranieri, nel paragone che l'Autore erași proposto di fare de' Veneti colle altre Nazioni.

Secondo. Che le opere del Carli stampate dal 1747 al 1757 non contemplano la Lombardia, che nel 1765 (cioè dopo il 1763, epoca ia cni Verri scriveva) fu chiamato a Vienna dal Ministro Principe di Kaunitz per estendere il piano d'istituzione di un magistrato di economia pubblica, e di commercio che quella corte erigere volea in Milano, di cui Carli fu creato presidente, che nel 1771 gli venne conferita la presidenza del consiglio di Finanze, che verso il 1780 scrisse le lettere americane, e l' uomo libero, che nel 1788 stampo le antichità italiche, e che la collezione generale delle sue opere colla quale comparvero in luce molte sue disertazioni d'economia poli

tica ignota sin allora al pubblico, fu stampata dal 1784 al 1794, e quindi posteriormente al 1763 ed al 1768 in ' cui Verri scriveva, che se a fronte di tutte queste considerazioni la B. I. volesse ritenere il Carli anteriore al Verri converebbe concludere, che un Veneto sia stato il primo a spargere questa luce nella Lombardia, e che il Verri Milanese, suo contemporaneo, e suo successore nel magistrato, ignorasse le di lui opere.

L'autore però partigiano soltano della verità concede al Verri la primazia, e soddisfa co' suoi concittadini l'ufficio di porgere le dovute grazie alla B. I. per avere offerta occasione di rendere manifesto che la corte di Vienna abbia chiamato un Veneto per sistemare la economia pubblica di Lombardia,

Pag. 185.

OSSERY. IV.

.

Assai difficile tuttavia ci sembra lo stabilire che i Veneziani debbano collocarsi tra i più provetti scrittori di statistica dopo gli antichi,

RISP. IV.

L'autore non ha pronunziato questo giudizio, anzi alla pag. 107 dopo aver dato conto delle statistiche de' Veneziani dal 1264 al 1500 senza averne potuto annoverare in quel periodo una sola degli stranieri, soggiunge.

E sebbene dimostrato con ciò non s' intenda che sino allora i Veneziani soltanto a simili applicazioni si dedicassero, pure se il ragionamento non erra, sembra doversi supporre che così fosse, ec.

Dunque l'autore non ha stabilita la priorità de' Veneti negli studi statistici, ma soltanto ha opinato che sia dessa probabile, perchè non conosce lavori statistici di stranieri anteriori al 1500, che se la B. I. intendeva opporsi a questo sentimento, doveva additare, lo che non fece, almeno una sola opera statistica straniera, precedente a quelle del 1300 e del 1400 delle quali parla l'autore.

Pag. 185.

OSSERY. V.

Ma per dire il vero da che il nome di stato fu applicato al significato di regno, d'imperio, di dominio, ed

anche di corte, di contado ec, siccome vedesi negli atti del secolo XI. ec., tutto quello che aveva una immediata relazione con un dominio, o con una giurisdizione, o con una corte, o con una rendita ec., altro non poteva essere che statistico, e di notizie statistiche più o meno ampie, più o meno esatte ridondano di fatto i Capitolari nume¬ rosissimi, i formolari anglicani ec.

Antichissimo è pure il nome di statuto e di statutario, o statuterio dei manoscritti anehe d'Italia de' secoli XII. e XIII.

Alla ordinazione dello stato riferivansi tanto gli statuti che riguardavano le leggi, quanto tutti gli altri atti o scritti che le rendite concernevano, e che ora si direb bero statistici,

Diffatto in un documento d'Inghilterra della prima metà del secolo XIII. si parla di 2000 marche d'oro, o d'argento da pigliarsi su lo stato, del quale per conseguenza erano ben precisate le rendite, o le finanze, o la statistica.

RISP. V.

Per fare adequata risposta a queste osservazioni, duopo è investigare primieramente cosa la B. I. abbia voluto dire con questi sensi. Se la medesima intende che la statistica abbia cominciato coi regolamenti, e colle imposte de' governi, in tal caso invece di cercare l'origine della statistica, cercheremo quella delle società politiche, poiché queste non si formarono che medianti leggi, rego¬ lamenti, e finanze.

Se intende che dalla parola statuto, statutario o statu terio sia nata la parolą statistica, allora converrà piantare un quesito sulla etimologia del vocabolo, piuttostoche sulla origine della cosa; e quando intorno a ciò avesse a trattarsi parrebbe, che non dalla parola statuto, ma piuttosto dalla statica, ch'è la scienza delle forze fisiche, abbiasi dato il nome di statistiça allo studio delle forzę fisico-morali degl' imperi, e de' regni.

Che se statuto assomiglia a statistica, non ne viene perciò la procedenza dell' una dall'altro, come non potria dirsi che i cannoni abbiano presa la denominazione dai canoni, benchè fra questi due vocaboli s'incontri diversità minore di quella che passa fra statuto e statistica, Vol. VIII.

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Esaminando anzi il du Cange si vede, che la parola ste tutio significa statutum ovvero edictum, che statutum s'illustra con institutum ovvero consuetudo recepta:

È nell'Enciclopedia si difinisce il vocabolo statuto come un termine generale che comprende ogni sorta di leggi, regolamenti, significati tutti i quali non istabiliscono la descrizione topografico-politica di un paese, ch'è l'oggetto appunto della statistica.

Se poi la B. I. intende che un'imposta costituisca la prova della statistica, troveremo degli statistici anche fra i Nomadi dell' Africa, e dell' America.

Cercando peró d'indovinare cosa esprimano' quelle frasi, pare che la B. I. voglia ritenere che anche ne' tempi oscuri i governi ebbero delle nozioni statistiche più o meno imperfette, più o meno inesatte.

Se tale è il senso della critica, l'autore invia i censori alla lettura del suo libro, nel quale non ha mai detto che i governi mancassero affatto di nozioni statistiche, poiché appunto anche i Barbari ne tengono di qualche sorta, almeno allorchè devono far marciare e nutrire le loro orde; ma bensi ha fondato il discorso sulle epoche nelle quali venne la statistica coltivata di proposito, come annunzia anche nel piano dell' opera (pag. 8.)

Altro è dunque parlare de' tempi di quelle imperfette e inesatte nozioni statistiche citate dalla Biblioteca ita

liana, ed altro è versare sull'e epoca in cui la statistica fu di proposito coltivata, locchè appunto costituisce il soggetto dell' opera. Bisogna distinguere la statistica barbara. alla quale si riferisce la critica, dalla statistica regolare, e portata a scienza di stato che contemplasi dall' autore. Il dire, come la B. I. che l'imposta di 2000 marche attivata in Inghilterra nel secolo XIII. faccia prova che ivi fossero bene precisate le rendite, o le finanze, o la statistica, sarebbe lo stesso, che qualificare i Cosacchi del Don come professori di chimica, perchè fanno cuocere la carne sotto la sella dei loro cavalli, ciò essendo realmente una chimica operazione.

Pag. 186.

OSSERV. VI.

Le più antiche, e forse più ricche di notizie statistiche sono:

Le

1. L'introduzione universale alla cognizione di tutte repubbliche del Werdenhagen.

RISP. VI.

i. Quest' opera fu dedicata dallo stesso Werdenhagen ai figli di Cristiano IV. te di Danimarca nell'anno 1631, e poi comparve stampata in Amsterdam l'anno 1632, sicchè la B. I. si è ingannata additandola come più antica di quelle degli Elzeviri, stampate intorno al 1630. 2.° Quella de' Greci di Ubbone Emmio.

2.0 Nemmeno questa può dirsi antica e anteriore alle elzeviriane, poiche fu pubblicata nel 1632 Lugduni Batavorum ex officina elzeviriana:

3.0 Quella degli Ebrei del Cureo.

3.0 Se la B. I. avesse veduto il frontispizio di questo libro, non lo avrebbe spacciato come antico, éšsendo con❤ cepito come segue:

Petri Cunei, de repubblica Hebraeorum libri tres, nunc primum pubblici bono in lucem aediti á Joanne NicolaiLugduni Batavorum 1703.

4. Quella della Boemia dello Stranskio.

4.0 Lo Stranskio dedico nel 1633 ai conti Palatini Ruberto e Maurizio la sua repubblica Bojema stampata dagli Elzeviri nel 1643; sicché non può addursi come anteriore alle elzeviriane.

5.0 La Persia, l'Arabia, la Cina, il Mogol ec. d'ignoti autori, stampate in gran parte e tutte certamente scritte avanti l'anno 1630.

5.0 autore non risponde sulle epoche di opere delle quali il giornale censurante non accenna gli autori, pè il luogo, nè il tempo della pubblicazione.

6.0 Di antica data sono pure la topografia di Costantinopoli del Gillio; e la di cui descrizione del Bosforo

Tracio:

6.0 Gillio fioriva intorno al 1550, e queste opere si stamparono a Lione nel 1561.

7.0 La Gran Bretagna d' Hermannide.

7.0 Riguardo poi ad Hermannide, questa sua opera fu stampata in Amsterdam l'anno 1661.

8.0 Il libro del Lampadio della costituzione dell' Impero Romano Germanico.

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